1970, 1982, 2006

8 Feb

Tarcisio Burgnich ha segnato l'unico gol della sua carriera azzurra contro la Germania

Domani a Dortmund si gioca Italia-Germania. E’ un’amichevole, ma si gioca nello stesso luogo di una delle partite più esaltanti a cui abbia assistito. Non c’è neanche da nominarla, io ricordo solo una serata torrida e la mia perdita della voce, come quella di un paio di milioni di italiani.

Ma Italia-Germania non è mai una partita banale, anche perché i tedeschi storicamente nella loro storia calcistica ci hanno sbattuto fuori poche volte, a mia memoria c’è solo una serata del giugno 1996 con un rigore tirato da Zola e parato da Andreas Koepke. Erano gli Europei, il canto del cigno dell’Italia sacchiana.

Poi sempre vittorie, alcune delle quali epiche. Una addirittura è diventato l’emblema di una generazione e di un paese. Città del Messico 1970, Stadio Azteca. Poteva essere una partita normale ma il gol di un immigrato di lusso Karl Heinz Schnellinger l’ha trasformata in una leggenda vivente. Con un gol di uno che non segnava mai Burgnich e due di uno che segnava sempre, il tedesco piccolo e tozzo Gerd Mueller.

L’altra, quella targata 1982, è stata la vittoria di una delle più belle Italie di sempre. Il buono. Gaetano Scirea, il brutto Altobelli, il cattivo Gentile, unita alla resurrezione del reprobo Paolo Rossi, da brocco a Pablito. La notte di Madrid con pertini in piedi davanti a un sorridente Juan Carlos e a un serissimo Helmut Schidt con la perenne sigaretta in bocca.

Domani, ironia della sorte, sarà forse la partita dell’esordio di un oriundo, Thiago Motta, contro una squadra che di oriundi o “stranieri” come direbbe qualcuno è fatto. Mesut dalla Turchia, Sami dalla Tunisia. Lucas e Miroslav dalla Polonia,  Jerome dal Ghana.

 

 

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